Strutture murarie miste


  •  La struttura a scacchiera presenta blocchi di grandi dimensioni squadrati alternati a blocchi di piccole dimensioni, mesi di un'opera a secco (cioè senza manda tra i giunti o con malta di terra); diffusa soprattutto in età repubblicana
  • Opus africanum o a telaio, chiamato così perché alcuni esempi si trovano soprattutto nell'Africa settentrionale (anche se si trovano testimonianze in altre zone), consiste di realizzare una sorta di telaio utilizzando blocchi di pietra di grosse dimensioni (alternandoli in posizione verticale ed orizzontale), tra i quali vengono messi dei tamponamenti realizzati con pietre più piccole; venne utilizzato soprattutto a partire dal IV secolo a.C.
  • Opus craticium, questo tipo di opera doveva riguardare principalmente le strutture interne ma molto spesso anche le murature delle case della povera gente, si tratta di un tipo di muratura più deperibile che si basava molto sulla compresenza di legno e di argilla; il legno veniva tagliato entrambi che formavano una intelaiatura (di architravi e montanti) entro la quale veniva realizzato un tamponamento in pietrame ed argilla a seconda dei casi; quando veniva utilizzata per le case della povera gente in genere si provvedeva costruire una basamento per isolare questo tipo di muratura particolarmente deperibile.

I paramenti della muratura a sacco


Come abbiamo detto la muratura sacco, che ha il cuore in opus caementicium, può avere diversi paramenti esterni (anche se alcuni sono più antichi di altri possono essere utilizzati in qualunque epoca), chiamati anch’essi opus e seguiti da un aggettivo che va a specificare la forma geometrica dei blocchi oppure in riferimento al materiale utilizzato:
  1.  Opus incertum, già l'aggettivo utilizzato che fa capire che la messa in opera degli elementi non è del tutto regolare o comunque non è riconducibile a una figura geometrica standard, consiste nell'avvicinamento di diversi blocchetti che hanno una superficie piana, un contorno irregolare ed in profondità si affusolano e si restringono (per legarsi meglio all’opus caementicium, che utilizza molta malta); questa tecnica costruttiva al grande sviluppo nel I-II secolo a.C. in particolare nell’età di Silla
  2.  Opus quasi reticulatum, questo tipo di paramento presenta quasi le stesse caratteristiche dell’opus incertum ma con una differenza, ovvero che gli elementi lapidei che compongono il paramento (chiamati cubilia) presentano una superficie piana ma cominciano ad avere dei bordi un po' più regolari, o meglio queste pietre iniziano ad essere tagliati in modo tale di avere sul prospetto una forma quasi quadrato (creando una sorta di reticolo);  utilizzati soprattutto nell’ultimo quarto del II secolo a.C.
  3. Opus reticulatum, questo tipo di paramento non è altro che un'ulteriore evoluzione dei paramenti precedenti che consiste nel dare definitivamente una forma quadrata ai conci di forma troco conica (in genere di pietra tenera come tufo e peperino), creando una sorta di scacchiera inclinata di 45° rispetto al suolo (disposizione che aumenta la stabilità); vennero utilizzati nell'Italia centrale e meridionale dalla fine del I secolo a.C fino al I secolo d.C. (ultimo utilizzo nell’età di Antonio Pio)
  4. Opus vittatum, se i paramenti esterni visti finora erano prevalentemente utilizzati nel Lazio e dell'Italia meridionale, questo tipo di paramento coinvolge soprattutto l’Italia centrale e le Gallie. Il suo nome deriva dallo sostantivo latino vitta, ae che significa fascia o striscia, infatti i conci (chiamati tufelli) che compongono questa muratura sono sviluppati soprattutto in lunghezza (tanto da apparire come delle strisce); venne utilizzata fino al tramonto dell’età romana, soprattutto nell’età imperiale
  5. Opus mixtum, viene definito così in base alla diversa composizione dei materiali utilizzati (pietre e mattoni cotti, che generalmente hanno lo scopo di andare a tutelare le parti nevralgiche della muratura che altrimenti sarebbero indeboliti), si riscontra anche una compresenza di opere diverse; venne utilizzata principalmente a partire dal II secolo a.C.
  6. Opus spicatum, in questo tipo di muratura vengono preventivamente utilizzate pietre di fiume (ovvero pietre che hanno una forma piatta ed allungata), che vengono disposte con un’inclinazione di 45° rispetto all’orizzontali, questa particolare disposizione, associata ad un'alternanza della direzione dell'inclinazione in ogni filare genera un motivo “a spiga”; venne utilizzata prevalentemente in età imperiale
  7. Opus latericium, proprio per la composizione di questa opera, che utilizzava terra cruda (con mattoni crudi cotti al sole), non ci sono rimaste evidenze storiche rilevanti, sappiamo solo che è esistito anche questo ma in quanto deperibile ha lasciato può queste testimonianze
  8. Opus testacium, questo tipo di muratura usa prevalentemente mattoni cotti, questo tipo di materiale permetteva una più sistematica organizzazione del lavoro, infatti questo percorso aveva come obiettivo quello di rendere sempre più standardizzata la produzione edilizia in tutte le fasi della costruzione, infatti questo processo (per rendere più efficiente il lavoro) va di pari passo con l'espansione dell'impero romano (infatti questo tipo di tecnica si sviluppa da Nerone in poi), che determinava un aumento di manovalanza servile, i quali non sapevano niente di edilizia, quindi questa evoluzione delle tecniche bisogna leggerla anche in relazione a una sempre più alta organizzazione del lavoro e al tipo di competenze che gli operai avevano (più standardizzo più semplifico il lavoro all'operaio e quindi una maggiore possibilità di successo). L’opus testacium si realizzava con mattoni cotti al forno di forma quadrata (chiamati tegulae, che potevano anche contenere bolli laterizi), che potevano essere tagliati e rifiniti in cantiere a seconda dell’uso che se voleva fare, infatti ogni elemento è modulato secondo il piede romano (29,6 cm) e a seconda dell’utilizzo che se ne doveva fare i mattoni venivano modulati con il piede romano creando il bessales (se il lato era pari a due terzi di piede), sesquipedales (se il lato era pari ad un piede e mezzo) e bipedales (se il lato era pari a due piedi), alle quali si univano tutte le altre possibilità di taglio.

L'opus caementicium


 L’opus caementicium probabilmente non una invenzione dei romani, nel senso che dei tentativi di applicazione di questa soluzione tecnica dei troviamo anche nell'edilizia di altre culture mediterranee (forse già nell’ellenismo), però sono stati i romani che di fatto hanno sviluppato e perfezionato sempre di più questa tecnica, questo grazie al fatto che poterono sperimentare soprattutto intorno all'area del Vesuvio le proprietà di una sabbia particolare di origine vulcanica, ovvero la pozzolana. Questa è una sabbia (quindi un inerte) che proviene dall'attività vulcanica ed aveva la particolarità di facilitare e di rendere possibile l'indurimento tenace della Malta e dell’opus caementicium in generale e quindi rendeva possibile la creazione di murature particolarmente resistenti. Come abbiamo detto la malta è formata da un insieme di acqua, legante ed inerti; la sappiamo che cosa è che abbiamo visto cosa sono gli inerti (sabbia di varia pezzatura e tra queste la pozzolana), manca quindi il legante, ovvero quello che dal punto di vista chimico produce reazioni che permettono la tenuta del tutto. Il legante più usato dai romani è la calce, ovvero un materiale di costruzione che deriva dalla cottura di pietre calcare (chiamata calcinazione), in pratica venivano inserite delle pietre calcare in particolare forma forni la cui alta temperatura determina lo sprigiona mente di anidride carbonica e la produzione di calce viva (una materiale abbastanza pericoloso per la sua temperatura), che bisognava spegnere aggiungendo acqua, ottenendo la calce spenta, utilizzata come legante.

Le murature a piccoli blocchi


Passiamo adesso alle murature a piccoli blocchi, nello specifico queste murature non sono altro che i paramenti esterni di una muratura che non è costituita soltanto da questi paramenti, in quanto tra essi è presente una riempimento, per questo questa muratura viene in genere chiamata muratura sacco e si dice che le murature esterne funzionano a casseri a perdere (i casseri sono un'opera preparatoria che serve per posare sul luogo i materiali definiti, come avviene oggi con il calcestruzzo, se dico che a un cassero perdere significa che non lo toglierò mai). Quindi le murature a piccoli blocchi di cui parleremo in realtà sono i casseri a perdere di questo tipo di muratura che si chiama a sacco, perché fra queste due pareti troviamo una amalgama (antenato del nostro calcestruzzo) che si chiama opus caementicium o muratura completa. L’opera cementizia non ha nulla a che fare con il nostro cemento, per i romani i caementa in realtà erano dei frammenti di pietra o di laterizio che venivano inseriti all'interno di questa amalgama che si formava da un impasto di malta e caementa, la malta a sua volta era ottenuta mescolando l'acqua con un elegante e degli inerti (sabbie di diversa pezzatura); questa amalgama, che quando veniva creata era fluida, veniva versata tra i due paramenti ed una volta asciugato si induriva creando il vero e proprio muro, anche se i romani utilizzarono questo sistema per le fondazioni, per le sopraelevazioni, per le murature di elevazione con funzione portante, per le sottofondazioni stradali ed infine per le coperture voltate (per il sistema spingente).

Le opere murarie a grandi blocchi


Tra le opere a grandi blocchi distinguiamo possiamo fare due differenziazioni:
1) Opus siliceum o poligonale, viene utilizzato per questo tipo di murature una pietra molto dura (sinex) ed in genere queste pietre sono tagliate in forma poligonale; all'interno di questa opera possiamo individuare ulteriori precipitazioni che dipendono da come vengono tagliate le pietre che vanno in posa:
  • Opera poligonale di I maniera, che molto spesso consiste nella posa in opera di pietre così come si trovano in loco, sono muri che lavorano prevalent emente per gravità, se ci sono degli interstizi vengono inseriti degli scapoli, però l'aspetto generale è quello di una muratura molto grezza, quindi erano in genere utilizzate per costruire muri difensivi o di contenimento
  • Opera poligonale di II maniera, si tratta sempre di una muratura realizzata con grossi massi però un po' meglio definiti rispetto all’opera poligonale di I maniera, quindi trattati con forme un po' più geometriche
  • Opera poligonale di III maniera, questa inizia ad essere piuttosto interessante perché trova soprattutto impiego nei muri di terrazzamento (come accade nei santuari laziali) e i massi assumono ancora di più una  forma geometrica e soprattutto accostati seguendo quasi delle superfici piane (anche se non ci sono ancora delle assise orizzontali), sembra quasi i massi si incastrino perfettamente l’uno nell’altro (stabilizzando sempre di più la muratura)
  • Opera poligonale di IV maniera, cronologicamente la più rec ente ma in molte aree geografiche coesiste con quella di terza maniera, di diverso da questa ha l’inizio dell’uso di assise orizzontali, per cui i massi sono accostati secondo superfici sghembe o comunque oblique, però ogni livello è sovrapposto quello precedente secondo un corso quasi orizzontale

2) La seconda opera a grandi massi che possiamo prendere di riferimento e che sarà sempre usata per muraglioni, mura di contenimento e anche per i basamenti dei templi è l’opus quadratum, anche per quest'opera possiamo individuare tre maniere a seconda di come sono disposte tagliate le pietre possiamo stabilire un disegno che si avvicina di più alle varie culture:
  • Etrusca, IIIV secolo
  • Greca, IV secolo
  • Romana

 Quello che più è interessante è osservare le caratteristiche dei blocchi che costituivano quest'opera, in realtà si chiama opus quadratum ma questi blocchi sono dei parallelepipedi, però il nome è comunque evocativo della forma squadrata; il blocco o vere da superficie completamente liscia oppure in genere corrugata (lavorata in modo grezzo e si chiama superficie a bugnato), questa superficie in genere si chiama facciavista. Inoltre sul blocco sono presenti una serie di fuori che servivano per inserire degli elementi metallici che aggrappavano questo blocco a quelli adiacenti. La cosa più importante è notare l’anatirosi, ovvero il fatto che in genere i blocchi che compongono l'opera quadrata presentano nei lati che devono accostarsi ai blocchi adiacenti delle superfici particolari, ovvero presentano una fascia perimetrale levigata e resa molto piana in modo da facilitare il contatto con i conci adiacenti, mentre la superficie più centrale del lato viene ribassata (ovvero viene tolto un po' di materiale); questo presenta dei vantaggi, ovvero l'estetica ma soprattutto la stabilità.
 Viene qui riportato l'esempio di una muratura nella quale viene utilizzata l'opera quadrata, dove in genere i conci disposti su filari orizzontali vengono detti ortostati, mentre quelli che presentano il lato lungo vengono chiamati diatoni. Uno dei punti più nevralgici di una muratura è costituita dalla testata d’angolo in quanto è uno dei punti più vulnerabili essendo soggetto a notevoli spinte che tendono a far collassare la struttura; per evitare questo devo legare le due murature che formano l'angolo, per fare questo i romani inventarono due sistemi, il primo è quello della pietra angolare a zanca (dove l’angolo è già costruito nei conci), il secondo consiste nell'alternare i blocchi su un lato e sull’altro. Una cosa che in teoria non andrebbe fatta è la cosiddetta sciabolata, ovvero posizionare una serie di conci senza alternare le giunture non permettendo la coesione tra le varie parti, questa cosa senso soltanto se io voglio separare una parte dell'edificio dall'altra.
Partendo da questa configurazione di base poi se ne possono creare altre a seconda delle necessità. La posa di questi grandi massi in opera avveniva attraverso tutta una serie di sistemi di sollevamento (piuttosto semplici) che con i l tempo andarono ad affinarsi sempre di più (anche le la forza umana rimane quella più utilizzata), tutto quello che sappiamo della messa in posa ci deriva delle fonti storiche, ma in particolare dai segni lasciati sui blocchi.

Le impalcature
 Come succede adesso anche romani utilizzavano delle opere provvisorie per costruire in elevato, allora utilizzavano il legno (con la combinazione di elementi verticale, orizzontali e controventature, che impedivano la deformazione della struttura); le impalcature possono essere indipendenti oppure possono collaborare con la muratura e quindi le impalcature si appoggiano in parte o completamente alla muratura in costruzione; quest’ultimo tipo di impalcature lasciavano dei segni ben precisi sul muro, in particolare dei fori ancora facilmente visibili, chiamate buche pontaie (che possono passare da parte a parte il muro, oppure solo per un breve tratto).