Nella città di Costantinopoli (l’attuale Istanbul) possiamo studiare le diverse fasi della fondazione di una città dove possiamo verificare le differenze della sovrapposizione di quattro modelli urbanistici (un caso unico nel suo genere). Pur essendo stata fondata su un’insediamento precedente (cioè Bisanzio) la città dispone di un fondatore nella persona di Costantino e di una data precisa di fondazione, il 330 d.C.; una città che dispone di un programma predefinito come centro amministrativo e residenziale dell’imperatore e allo stesso tempo occupa per 11 secoli la funzione di centro culturale e politico di tutto il bacino del mediterraneo. Con la sua fondazione della città conosciamo la sovrapposizione di 4 modelli urbanistici, il primo quello greco-ellenistico (quindi il primo insediamento che si chiamava Bisanzio aveva tutte le caratteristiche di una città greca nell’età ellenistica), con Septimnio Severo nel II secolo viene applicato come modello nuovo urbanistico, quello romano (ovvero con questo imperatore ci troviamo di fronte ad un processo di romanizzazione della struttura greco ellenistica della città); arriva poi Costantino, siamo di fronte ad un’altro modello con un grande progetto urbanistico; come modello Costantino aveva a disposizione l’esempio delle città che erano state costruite in seguito all’utilizzo del sistema governativo chiamato tretrarchia (ovvero l’enorme estensione dell’impero visti i problemi di gestione locale che entravano in conflitto con il potere centrale, l’imperatore Diocleziano aveva proposto un sistema diverso di gestione del potere dell’impero, ovvero la duplicazione dei ruoli degli augusti e dei cesari, questo aveva portato a prendere in considerazione il trasferimento della sede dell’imperatore in un’altra città dell’impero, quindi la scelta di Costantono di spostare il centro dell’impero non era un fatto nuovo), quindi lo stesso Costantino aveva costruito un palazzo a Treviri, Diocleziano a Spalato oppure altri imperatori avevano scelto altre città, di conseguenza tutti i modelli utilizzati per la costruzione dei palazzi imperiali in queste città di periodo tetrarchico aveva risolto i problemi tipologici e del sistema urbanistico (ovvero avevano definito gli elementi essenziali e le strutture che vanno a formare un centro del potere imperiale) ora il sistema urbanistico significa creare un’impianto di città che si basa necessariamente su una idea di città (per esempio il modello greco ellenistico era definito ippodameo ed era definito da una griglia di strade perpendicolari tra loro; le città romane erano fondate su un modello diverso, il castrum romano, impostato su due strade principali, il cardo e il decumano perpendicolari tra loro). Con Costantino ci troviamo di fronte ad un piano che considera sicuramente le strutture presenti a Roma (cioè il centro dell’impero romano), ma per le condizioni orografiche del sito è chiaro che questo modello viene adattato ad una situazione completamente diversa, però qui interviene un fatto importante ovvero che la città diventa il centro del mediterraneo, proprio per questo ruolo dall’oriente arrivano nuove concezioni di città e dall’occidente le esperienze accumulate nel mondo ellenistico e in quello romano; possiamo quindi troviamo sul piano urbanistico di Costantino i riflessi di questa interazione tra la concezione di città dell’oriente e dell’occidente (elementi che lui scegli sono maturati in oriente, per esempio la via porticata è un’elemento urbanistico ellenistico, la forma che sceglie per il suo foro romano è circolare, questa forma non esisteva in occidente ma era un modello urbanistico usato in oriente, poi la moltiplicazione degli spazi pubblici, ovvero con la presenza di un’unico sovrano il foro unico aveva perso la sua importanza, quindi la moltiplicazione di più spazi pubblici piazze, foro e strade porticate diventano fondamentali di carattere collettivo e pubblico che caratterizzano la struttura urbanistica). Come sappiamo Costantino con l’editto di Milano nel 313 d.C. liberalizza la religione cristiana, questo è importante perché molti studiosi hanno visto nella visione costantiniana la tendenza di costruire una città cristiana, ma in realtà le sua strutture realizzate da Costantino sono di carattere civile, l’unico edificio di carattere religioso è quella della prima chiesa di Sant’Irene e dei Santi Apostoli (mentre la prima Santa Sofia venne progettata dal figlio Costanzo).
Altre motivazioni che spinsero Costantino a spostare la capitale fu lo scontro con il Senato conservatore a Roma, la terza motivazione è la forte crescita del cristianesimo a partire dall’oriente che ha portato Costantino a trasferire il centro dell’impero a Costantinopoli, Costantino capisce l’importanza dei movimenti che provengono dall’oriente (come il cristianesimo) ultima motivazione e la più importante è il suo sito straordinario dal punto di vista strategico, infatti la città un punto importante di collegamento tra oriente ed occidente non solo per via terrestre ma anche per via mare. Si può dire che tutte le scelte architettoniche ed urbanistiche in qualche modo sono sintesi tra i modelli orientali e quelli occidentali, come del resto le scelte urbanistiche ed architettoniche di Costantino troviamo la sintesi tra il castrum romano e la reggia ellenistica.
La fase successiva, con l’imperatore Teodosio il cristianesimo diventa una religione di stato e a questo punto diventano importanti i centri teologici, infatti sappiamo che prima di questa data non esistevano all’interno della città strutture monastiche e poche chiese, subito dopo si avvia la costruzione di 14 chiese, si avvia un processo di cristianizzazione, un processo importante per la realizzazione degli spazzi religiosi, sopratutto con Giustiniano nel VI secolo, nel giro di 50 anni per l’aumento del numero delle chiese e poi in meno di 100 anni troviamo anche i monasteri che prima erano collocati al di fuori delle mura della città (questa caratteristica la differenzia molto da altre città dell’impero).
Riassumendo prima troviamo la cultura greco ellenistica, poi il processo di romanizzazione avviato con Semptimnio Severo, portato avanti da Costantino, ed infine la cristianizzazione con Giustiniano; dopo la città continuerà ad essere centro dell’impero fino al 1453, quando diventa capitale dell’impero ottomano, mantenendo la sua funzione di centro culturale, politico e commerciale del mediterraneo.
Un’altro punto importante va detto che quando parliamo dell’architettura bizantina in realtà parliamo di un stile cresciuto della fondazione della città fino al 1453 che però durante questo periodo non veniva chiamata bizantina (il termine tra 800 e 900) ed indica l’intervento iniziato da Costantino proprio in questa parte del mediterraneo; però l’influenza del mondo bizantino non si limita solo all’area balcanica.
L’influenza bizantina si propaga per gran parte del mediterraneo, infatti molte architetture (dell’europa orientale) sono caratterizzate dallo stile bizantino, ma anche l’Europa occidentale e l’Italia compresa la Liguria, si forma a partire dal IV secolo sino al VI un modello urbanistico caratteristico con una strada porticata, che formava l’asse principale della città, a Genova troviamo via Sottoripa, che riprende il modello di via porticata di Costantinopoli (quello che veniva chiamato mese embolos); infatti i padri del comune di Genova chiedono agli architetti di costruire un’embolos su modello di quello costantiniano; inoltre fino al 600-700 a Genova venivano chiamate apoteche, che nel tempo diventa bottega, termine di origine greca; poi ci sono altri elementi che arrivato con lo scambio delle merci che porta con se nuove concezioni tra cui elementi urbanistici; non a caso nel 1300 Sottoripa si chiamava bazzarà, infatti in origine le arcate erano chiuse, che la rendevano un vero bazar (un modello urbanistico ottomano). Ma anche l’alternanza di strisce bianche e nere sono di derivazione bizantina, anche se a Costantinopoli erano fasce di pietre alternate a mattoni, questo modello arriva in Andalusia e diventa bianco e nero, da qui poi arriva a Genova ed in altre città italiane.
Quando Costantino sceglie Costantinopoli, oltre alle città del periodo tetrarchico, guarda in maniera diretta al vecchio centro dell’impero, questo il confronto costante con questa città percorre tutta la storia di Costantinopoli; innanzitutto la città viene suddivisa in 14 regioni (esattamente come Roma), a livello architettonico, urbanistico, istituzionale e culturale i primi passi sono sempre analizzare e studiare i modelli che si trovano a Roma, per capire la caratteristiche principali del progetto di Costantino partiamo dal luogo scelto, ovvero Bisanzio (il cui nome è un titolo di carattere generale per indicare il re). Per arrivare alla forma definitiva si parte dalla città di Bisanzio, una piccola città con 20-30000 abitanti, che aveva elementi caratterizzanti una città greca: una acropoli, due porti importanti (neorion e prosphorion uno di carattere commerciale e l’altro di carattere militare), lo strategion (che era l’agorà della città greca), troviamo poi il teatro e ai piedi della acropoli il Tetrastol (una piazza pubblica), infine le mura della città; la scelta per la sua importanza strategica.
Un recente studio ha fatto un’analisi importante, ovvero tenendo conto della linee di costa e della posizione dell’acropoli, ma sopratutto studiando la disposizione dei due porti e la maglia regolare di alcuni elementi pubblici, ha proposto un modello tipicamente ellenistico a maglia ortogonale, anche se non è regolarissima, dovuto alle condizioni orografiche del sito (si passava da 6 a 32 metri).
Con Septimnio Severo la questione cambia ovvero gli architetti tengono conto della maglia preesistente (fatto molto importante), quindi non viene creata una città con asse di crescita completamente diversa da quella precedente, ma vengono introdotti da lui elementi essenziali per il processo di romanizzazione, ovvero le terme (chiamato Zeuxippos) e l’ippodromo (tetrastoon), o almeno gli propone, lui costruisce una struttura importantissima, ovvero una via porticata utilizzata nelle città ellenistiche dell’oriente, che assume il nome di mesè (che significa “in mezzo”), che finisce nella porta principale della città e al di fuori delle mura c’erano le necropoli. Ora l’inserimento di questo nuovo elemento in qualche modo definisce il successivo sviluppo urbano, quindi mantiene la maglia ortogonale di origine greca e per lo sviluppo successivo propone quello della via porticata, che adesso finisce in quella che prima era il tetraston greco.
Costantino ha a che fare con una situazione di questo genere, quello del predecessore non era per costruire una capitale, Costantino ha a che fare con un grandissimo progetto, per realizzare un centro adeguato al centro dell’impero pensa un progetto complesso; se la città era di 20 30 mila abitanti, gli ingegneri pensano ad una città di 100-150 mila abitanti, la superficie del primo intervento di Septimnio Severo era 200 ettari, quella di Costantino a 500 ettari, anche se non la finisce. Lui deve definire la città che si definisce attraverso agli assi viari, che devono tenere conto di una struttura importante e precedente, ovvero la strada costruita da Septimnio e deve tenere conto delle città sperimentate da altri imperatori, ovvero un modello urbanistico che tiene conto innanzitutto della presenza dell’ippodromo e la sua continuità con il grade palazzo.
Anche lui approva il disegno dell’ippodromo, delle terme e del grande palazzo (anche se in realtà si tratta di un’insieme di edifici). Ora quando Costantino prende come riferimento l’ippodromo ed il tratto della via porticata realizzata da Septimnio per creare l’orientamento del nuovo sviluppo della città, inserisce subito il suo foro, un grande spazio circolare caratterizzato essenzialmente dalla presenza del Senato.
Tenendo conto della maglia ortogonale di questa parte della città Costantino intende crea due poli diversi, ovvero un polo religioso con Sant’Irene ed un polo civile, mentre l’ippodromo che era considerato punto di incontro tra imperatore e popolo, creando questo spazio inserisce anche il grande complesso palazziale. Anche in questo caso, come a Roma, Salonicco e in molte altre città, il rapporto tra il popolo e l’imperatore era creato dall’ippodromo. Lo spazio di incontro che si crea tra l’asse della via porticata ed il complesso palazziale viene indicato da un’elemento architettonico importante che caratterizza lo spazio urbano (attraversò l’inserimento di elementi puntiformi come obelischi, archi di trionfo o tetrapilo), ovvero il milion o tetrapilo, che aumentava la monumentalità dello spazio urbano (il milion nel periodo di Giustiniano si trasforma in una architettura cupolata vera e propria); anche nell’ippodromo ed in particolare in presenza della spina erano inseriti questi elementi puntiformi.
Come abbiamo detto iI complesso palazziale è l’insieme di vari edifici architettonici e nel caso di Costantinopoli diventa una vera e propria città nella città, si trattava di edifici cinte di mura separate dal resto della città, tutti i membri della corta avevano uno spazio, che venivano collegati da una serie di strutture presi da diversi molte parti del Meditterraneo (come gallerie, passaggi, giardini, eccetera), tutto insieme scollegato dalla città ma collegato all’ippodromo attraverso la struttura voltata chiamata kathisma, che serviva all’ingresso dell’imperatore.
Con il passare del tempo l’ippodromo diventa una vera città, infatti questa zona era caratterizzata da una serie di terrazzamenti a partire da 6 metri fino ad arrivare a 36, tutte le strutture di sostruzione creavano una serie di ambienti che venivano utilizzati per diverse funzioni. La struttura principale dell’ippodromo era caratterizzato dalla spina (che divideva le due corsie), aveva una larghezza di 123 metri e di lunghezza più di 450 metri. si entrava dalla parte orientale della struttura formata da 12 percorsi e chiamata carceri (da cui partivano anche i carri), questa parte era sovrastata una torre alta 23 metri (su cui era collocata una scultura di una auriga). La spina in realtà era un percorso formato da questi elementi verticali ma che di per se formava una sorta di lunghissima vasca d’acqua per esaltare la presenza degli elementi verticali (che erano di diversi tipo, come obelischi o colonne, che venivano trasportati da altre parti dell’impero; sulla base della colonna troviamo varie decorazioni che ci hanno permesso di capire il compito della Kathisma, l’unico punto che collegava l’ippodromo al grande complesso palazziale). Sulla parte occidentale un emiciclo porticato chiamato sphendoné, che veniva trattato come un fronte di un palazzo, mentre al piano terra vi era una piccola città sotterranea, infatti si trovavano una serie di spazi che svolgevano funzioni pubbliche.
Dopo l’ippodromo arriviamo al foro circolare di Costantino collegato al mesé, innanzitutto questa zona era condivisa tra la VI e la VII regione, nella parte alta si inserisce un’altro senato, sulla parte destra il tribunale del foro e in basso il ninfeo; si tratta di uno spazio porticato su due piani, al centro una colonna di porfido (alta 25 metri e diametro 2,90 metri) sulla quale era presente la statua dell’imperatore; il modello di riferimento sono le città orientali, come Jerasha. Non era solo una colonna ma c’era anche un’enorme basamento che non era altro che un tetrapylon all’interno del quale la gente andava a pregare e a portare i suoi doni all’imperatore.
Andando verso occidente troviamo una prima struttura trasversale e verticale (che viene indicato dalla struttura del tretapilon) e che lega la parte bassa (il mare di Marmara) con la parte alta (dove esistevano due porti); questa struttura secondaria si trasforma in epoche successive in una struttura prettamente di carattere commerciale (basti pensare che le repubbliche marinare avevano qui le loro sedi). Andando ancora ad occidente la struttura della città era caratterizzata da queste vie porticate ed arriviamo ad una punto in cui la strada si divide, in alto andava verso le parti interne dell’impero, la parte bassa portava alla porta Aurea verso la via aeglasia, che collegava la nuova Roma a quella vecchia. All’incrocio si forma uno spazio che guarda ad un modello importante a Roma, ovvero il Campidoglio, ovvero un santuario dedicato alla triade capitolina, ma questi riferimenti non sono più di carattere religiosi ma la sua funzione diventa con Teodosio quella che viene chiamata università di Costantinopoli, nella parte alta c’era il Philadelphio, una piazza dove vi erano varie statue portati dal resto dell’impero.
Uno degli elementi e dei problemi più importanti della città era quello di come far arrivare l’acqua potabile, perché da questo punto di vista era in una situazione gravissima, per questo si iniziano a creare delle strutture adatte per il rifornimento d’acqua, innanzitutto il rifornimento era garantito dall’acquedotto di Valente, poi dalla creazione di una serie di cisterne (che ognuna è un capolavoro di ingegneria vedremo perché), ma la struttura dell’acquedotto (costruito nel 373 dell’imperatore Adriano, ma viene restaurata da Valente) non solo per le sue funzioni ma anche per il linguaggio architettonico rimanda al mondo romano, era la prima struttura per portare l’acqua. La cosa importante è che se si pensa all’orientamento greco ellenistico della prima parte della città, notiamo che l’acquedotto segue una delle linee della griglia però era orientato verso la piazza principale (che si trovava tra il grande palazzo, l’ippodromo e poi Santa Sofia), chiamata Augusteo (in onore di Augusta Elena madre di Costantino).
Oltre a questa struttura vengono costruite le cisterne, due in particolare erano importanti di fronte a Santa Sofia (chiamata Yerebatan, che occupa la posizione che in antico veniva chiamata basilica) e l’altra era la Bin bir direk (vicini all’ippodromo, il suo nome significa “mille ed una colonna”), erano due modelli di riferimento importantissimi non solo dal punto di vista funzionale ma anche dal punto di vista strutturale per il periodo successivo.
Si tratta di cisterne enormi, la prima era 138 per 65 metri, l’interno era formato da 28 file di 12 colonne (336 colonne in totale), non a caso molti storici parlano di una foresta di colonne (una definizione che troveremo nella moschea di Cordoba in Spagna); gran parte dei capitelli erano elementi di prelievo (presi dal altre architetture), come le colonne, mentre nella parte alta (in quello che viene definito “attacco al cielo”) troviamo una serie di archi incrociati, che crea un movimento straordinario, ci troviamo di fronte ad uno spazio estremamente vasto.
Nell’altra cisterna si introduce un’elemento nuovo, dopo l’esperienza precedente si era visto uno spazio del genere, basso e molto lungo, dava un senso di pressione, allora decidono di sovrapporre le colonne raddoppiando l’altezza e ponendo una colonna sopra l’altra, raccordate da un dado (questa soluzione viene ripresa a Cordoba), la soluzione permette di raddoppiare la capienza della cisterna e dal punto di vista architettonico ed estetico il rapporto tra l’altezza ed il basamento viene risolto; nella parte alta troviamo una struttura a serie di archi incrociati fatti di mattone, che diventa un’elemento caratteristico nella cultura costruttiva bizantina sopratutto a partire dal VII secolo; (queste soluzioni verranno prese in altre parti dell’impero).
Passiamo adesso agli spazi pubblici (siamo arrivati a descrivere fino al Philadelphio del periodo di Costantino), in realtà su queste due strutture urbane vengono creati altri spazi pubblici, innanzitutto il foro di Teodosio I, con il quale cambiano le scelte progettuali, infatti mentre con Costantino vi era un riferimento al mondo orientale e quindi la struttura era circolare; con Teodosio si ritorna alle forme quadrangolari tipiche di Roma, un modello che viene usato per altri due spazi urbani.
In questo periodo storico si formano due porti importanti, infatti sebbene fossero già presenti due porti, l’enorme crescita della città necessita la creazione di due nuovi porti, ovvero il porto di Giuliano e di Teodosio (importanti dal punto di vista funzionale e commerciale), poi abbiamo già visto la costruzione alla fine del IV secolo dell’asse trasversale (quello che molti studiosi ritengono sia un riferimento al cardo del modello romano); da Teodosio i poi sopratutto da Giustiniamo, questo asse assume una funzione prettamente commerciale (troviamo infatti molto macellum, che possiamo considerare dei punti di vendita) e notiamo tutte le tipologie utilizzate avevano come riferimento a Roma.
In parallelo al primo asse viene creato un’altro asse, che è sempre funzionale al commercio, infatti avviene un processo urbanistico molto importante, ovvero se prima le funzioni commerciali erano concentrate nell’agorà e nel foro, con la crescita della città c’è un’abbandono di questa parte pubblica, trovando spazio lungo le vie porticate; infatti se prima si trattava solo di una via porticata senza alcuna funzione, a partire da questo momento si creano degli spazi per la vendita sotto i portici, poteva per esmpio essere degli horrea, ovvero uno spazio molto semplice e molto allungato (all’incrocio di queste strade vi erano in genere dei tetrapilon). Questa via viene chiamata a partire da questo momento storico in poi Embolos.
All’interno dello spazio del foro di Teodosio, che aveva come unica funzione quella celebrativa, era presente una colonna, il cui modello era Roma, poi ai due lati del foro, dove arrivava il mesè, vi erano due archi celebrativi.
Infine arriviamo ad un periodo molto impostante ovvero quello di Teodosio, si tratta della formazione di una capitale dell’impero, una schema semplice, funzionale e di una qualità straordinaria.
Durante il tempo la città continua a svilupparsi e non basta più la città progettata da Costantino, devono quindi decidere dove collocare la cinta, gli ingegneri si mettono a lavoro ed hanno a disposizione un modulo ovvero un miglio romano (che sono 1480 metri), per questo prendono il Milion, ovvero punto di incontro tra l’ippodromo ed il grande palazzo e da dove partiva il mesè, allora loro prendono il miglio come misrura e tracciano un’arco con il centro nel Milion con un raggio di tre miglia romane, questo era il punto ideale per tracciare il limite della cinta muraria (ovvero aggiungono un’altro cerchio e si raggiungono tre miglia romane), questo nel 400 d.C e avevano tenuto conto della crescita della popolazione e della estensione ottimale, tenendo conto delle due strutture monumentali della città, quindi la città assume una fisionomia definitiva, che rimane tale per 11 secoli.
Una volta definito il limite, la prima cosa che fa Teodosio è costruisce una doppia cinta muraria (costituita da pietre e mattoni) con una complessità incredibile; si tratta di mura con altezza interna di 11 metri (con 96 torri di forme diverse 74 quadrate, 14 ottagonali, 5 esagonali e 2 rettangolari ad intervalli regolari di 70-75 metri), dopo troviamo un fossato largo 15-20 m e profondo 5-7 metri, in più 92 piccole torri e 10 porte, la più importante delle quali la porta Aurea (importante dal punto di vista architettonico per volontà di arrivare ad un disegno piramidale piramidale per le aperture, lo troveremo in diverse catterdrali medioevali); dopo, nel 439 d.C. anche i lati mare vengono dotato di cortine murarie.
In questo periodo per la prima volta con Teodosio Costantinopoli supera Roma, per la costruzione ed il tipo di questa struttura e l’estensione della città arriva a 1400 ettari, mentre nello stesso periodo Roma arrivava a 1380.
Con Giustiniamo (VI secolo d.C.) inizia un periodo di conquiste, perché l’imperatore ha l’intenzione di portare a termine il progetto di rinovatio imperi, infatti nel V secolo Roma cade e l’unico centro dell’impero rimane Costantinopoli, non a caso in questo e in quello successivo Costantinopoli arriva a 50000 abitanti. Le sue campagne di riconquista di Giustiniano lo portano da un lato a conquistare le terre che nel periodo precedente sono state sottratte all’impero, ma allo stesso tempo deve pagare un conto salatissimo, ovvero tutti i suoi interventi dal punto di vista architettonico ed urbanistico hanno sempre caratteri militare. Tutti tranne le chiese, si assiste ad un processo di cristianizzazione, Giustiniano infatti non pensa più di inserire elementi che ricordassero l’antica Roma ma pensa di aumentare i luoghi di culto; i monasteri vengono costruiti anche all’interno delle città, che prima non avevano il permesso di essere costruiti, quindi tutta l’attenzione dell’imperatore era concentrata su architetture religiose. In tutti gli elementi di Giustiniano (tranne a Costantinopoli dove esistevano già) elemento fisso dei suoi interventi sono le vie porticate e la costruzione di cinta murarie imponenti.
Come succede nella sua città natale, dove troviamo la piazza principale, la via porticata e le mura di cinta, però troviamo anche enormi complessi religiosi, come i monasteri; questo comporta una notevole novità, infatti i monasteri all’interno si trasformano come luoghi di accoglienza di viandanti e malati e qui si creano tipologie nuove, come il Pandokeion che altro non era che un’ospedale, ora questo pandokeion, che nel mondo andaluso arabo diventa fonduc, che torna in Italia e diventa fondaco, ovvero luoghi di accoglienza.
A Costantinopoli Giustiniano si trova di fronte ad una struttura già matura e concentra la sua attenzione nella costruzione di edifici religiosi ed approfitta di un incendio che distrugge le due chiese che già esistevano (Santa Sofia e Sant’Irene), questo gli permette di progettare una nuova architettura basata sulla presenza della cupola, riprogetta quindi Santa Sofia (che era una sintesi tra oriente ed occidente) e ricostruisce Sant’Irene, che hanno come elemento fondamentale la cupola, poi ristruttura il resto del palazzo.
Progetta anche una piazza chiamata Augusteo, uno spazio contornato da portici e di fronte l’edificio del senato, qui colloca la sua statua e diventa punto di riferimento tra il palazzo in basso e lo spazio religioso della città in alto.
Per quanto riguarda Santa Sofia, noi sappiamo che li Phanteon aveva una base circolare, Santa Sofia si appoggia si quattro pilastri quindi la basi della cupola e quadrangolare, bisognava risolvere gli angoli di passaggio da una base quadrangolare a quella circolare.
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