Dal punto di vista concettuale possiamo immaginare i fori romani come idealmente suddivisi in due settori, uno che vede interventi di età repubblicana (almeno fino ad Augusto) e un’altro settore (più ad oriente) che riguarda architetture realizzate in età imperiale, che però sorgono su strutture ancora più antiche (attualmente non visibili).
E’ importante la sistemazione dell’area corrispondente alla Velia (una delle tre colline che formava il Palatino), in questa ultima fase dell’impero (dalla fine del III fino agli inizi del IV secolo d.C), l’area subisce modifiche sostanziali, poiché per iniziativa di Massenzio tutta la collina viene spianata e portata al livello della via sacra.
Massenzio era il rivale di Costantino, infatti quando Diocleziano si ritira a Spalato (dove costruisce un palazzo), la tetrarchia comincia a vacillare non tanto per la forza del sistema amministrativo, ma sopratutto a causa delle varie rivalità sorte tra quelli rimasti in vita e nella cattiva interpretazione dei cesari che pensavano di subentrare alla morte degli augusti alla loro morte (Massenzio era appunto il figlio di Massimiano), questo non era stato stabilito nell’ordinamento, che non prevedeva la successione automatica, infatti al ruolo di augusto e cesare dovevano essere eletti coloro fossero designati dall’esercito. Quindi quando muoiono Massimiano e Diocleziano i due entrano in conflitto, ma Costantino era amatissimo dall’esercito e viene eletto augusto (non a caso in quel momento era in Britannia a combattere), questo riconoscimento non è dato a Massenzio (la situazione creata era difficile anche dal punto vista umano perché i due erano cognati, in quanto la sorella di Massenzio era sposata a Costantino). Il conflitto dura una 10 di anni e si conclude con la battaglia di ponte Milio, che vede vincitore Costantino, il quale nel 312 d.C. diventa unico padrone di Roma. Durante questi dieci anni Costantino rimane nel nord europa mentre Massenzio torna a Roma, possiede ricchezze immense e cerca di ingraziarsi la popolazione promuovendo attività edilizia intensa, in questa ottica le risorse gli consentono di sistemare la basilica che prende il nome di Massenzio dal suo mecenate (conosciuta anche come basilica di Costantino, perché interviene successivamente modificando l’impianto, per cui c’è una prima fase corrispondente al 306, corrispondente al periodo di Massenzio, ed una successiva nel 312 con Costantino).
La costruzione della basilica rappresenta l’acme dell’architettura romana di questo periodo e dopo i romani furono più legati agli aspetti economici.
L’edificio ha un’impianto rettangolare di grande estensione (il lato più lungo sono circa 90 metri) l’ingresso non avveniva dal lato del foro ma da un’altro lato (che era una traversa della via sacra), questo lato era colonnato con un vestibolo (questo tipo di struttura verrà molto utilizzata nell’architettura paleocristiana), il visitatore entrando si trovava di fronte ad uno spazio centrale prima di raggiungere la nicchia che inquadrava la statue di Massenzio, la parte centrale era costituita da una navata divisa in tre quadrati che corrispondevano a tre grandi volte a crociera (per ogni quadrato ci erano due spazi laterali più bassi), Queste volte a crociera avevano come conseguenza quella di rallentare il percorso del visitatore nel passaggio dall’ingresso verso la statua di Massenzio; quindi abbiamo questo grande spazio centrale e longitudinale che conduce dall’ingresso alla statua, tuttavia se lo spazio fosse coperto da una volta piana definiremmo cinetico (perché il visitatore non trova ostacoli nella sua visione), cosa che non succede perché il percorso è rallentato dalle pause formate dai quadrati (e ciascun quadrato risulta determinato dalle tre volte a crociera); questa disposizione prelude lo spazio romanico e poi nel medioevo. Nello stesso tempo si distacca dalle altre architetture poiché lo spazio centrale è coperto da volte a crociera (rimanda alla basilica di Traiano); la presenza delle volte a crociera crea dei problemi dal punto vi vista statico (anche qui c’è la volontà di allontanare le spinte verso l’esterno, ma questo è ottenuto con una conseguentalietà che non trova riscontri in altre architetture), le volte a crociera scaricano il loro peso negli angoli, dove si concentra l’attenzione dei costruttori. Il principio costruttivo è simile a quello già studiato perché nella parte inferiore la presenza degli ambienti con una volta a botte perpendicolari all’andamento longitudinale della basilica, fungono da contrafforte; il problema si pone per la parte superiore, che è maggiormente aggettata, anche qui vengono utilizzati degli archi rampanti (come succede nell’aula traianea, ma in scala più grandiosa), in questo modo la spinta viene trasferita all’esterno.
La struttura così congegnata si chiama struttura a baldacchino, perché possiamo immaginare le tre parti come autonome, questo porta come conseguenze l’interpretazione diversa che viene data all’ordine, ovvero la colonna viene appoggiata al muro ed in pianta sembrerebbe essere un elemento portante, ma in realtà si tratta di un’elemento puramente ornamentale, perché la spinta si esercita sul muro retrostante. Si abbandona il suo concetto greco, questo perché entra in gioco un nuovo modo di concepire l’architettura, ovvero costruire edifici che dal punto di vista costruttivo sono ben congegnati e introducono elementi che tendono a disorientare il visitatore, cioè l’osservatore che entra in questo edificio non si accorge in modo immediato del sistema costruttivo che anima l’edificio; lo spazio inizia a diventare illusionistico, però si conserva ugualmente la struttura della costruzione, le conseguenze si sentiranno perché basta coprire le pareti con mosaici per aumentare il senso di disagio (creando uno spazio fluido), inoltre questo senso di spaesamento aumenta nel momento in cui si inseriscono una serie di ambienti tra loro collegati, per avere una idea chiara il visitatore deve percorrere lo spazio.
Questi concetti dello spazio animano l’architettura da questo momento in poi, in quanto investe anche i filoni paralleli come quello bizantino (come accade in Santa Sofia dove il sistema strutturale è molto simile e gli effetti cromatici tendono a smaterializzare la struttura,molto diverso dall’effetto di una muratura grezza), questi due atteggiamenti, che nell’età tardo antica corrono paralleli in occidente ed in oriente, diventano con l’inizio del medioevo peculiari quello dello sperimentale in occidente, mentre quello dello spazio estremamente illusionistico nei paesi orientali. Nel periodo tardo antico è difficile distinguere questa tenenza, a partire dal VI secolo l’oriente e l’occidente si differenziano notevolmente (una predilige gli effetti di massa e gli effetti plastici, mentre l’altra gli effetti cromatici, anche se i due utilizzano metodi di partenza simili).
In sintesi da questo momento in poi si assiste ad una fase di sperimentalismo che riprende temi già trattati con una grandiosità di impianto notevole, ma che nello stesso tempo mettono in dubbio la costruzione stessa dell’edificio attraverso la introduzione di alcun elementi che creano una sensazione di disagio (in questo caso le colonne); in seguito questa volontà di creare spaesamento si accentua attraverso l’uso dei materiali (legato anche al problema della luce, perché ovviamente la superficie in pietra e priva di ornamenti colpita dalla luce ha degli effetti diversi rispetto ad una superficie decorata, perché nel primo caso si possono definire chiaramente le parti esposte alla luce e quelle in ombra, in modo tale da esalta e forme plastiche; nel secondo caso la luce ammorbidisce le forme della struttura tendendo ad una visione bidimensionale). La valorizzazione degli elementi di massa, a partire dal VI secolo, diventa una elemento dell’architettura occidentale; l’oriente segue il filone degli effetti cromatici, però mentre l’oriente si cristallizza in questa formula, in occidente questo processo di esaltazione dei valori plastici e un crescendo di forme monumentali.
Il progetto viene portato avanti da Costantino il quale interviene nel progetto già completato, la sua idea è quella di esaltare tutti i monumenti che si trovano sulla via sacra (mentre come sappiamo l’ingresso della basilica non è lungo la via sacra), per questo decide di aprire un’ingresso verso il foro consentendo di entrare nella basilica lateralmente attraverso una scalinata, creando una nicchia dalla parte opposta dell’entrata dove posiziona la sua statua, di cui abbiamo soltanto descrizioni. Questi due interventi mutano completamente il senso spaziale descritto, cambiando l’asse e togliendo enfasi a quello iniziale, trasformando il tutto lo spazio da longitudinale a centrale, questo ci consente di determinare una differenza tra impianti ad asse longitudinale e quelli a pianta centrale (che si sviluppano nelle architetture successive). I cassettoni che rivestono le volte hanno degli effetti prospettici notevoli e tipici della fase tardo antica.
Questo sistema strutturale della parte centrale della basilica di Massenzio è un’elemento che non nasce con la basilica ma trova ispirazione da un’altra tipologia di edifici, ovvero gli edifici termali, perché le tre volte a crociera si ripetono in quasi tutte le terme precedenti.
Nessun commento:
Posta un commento