Accade che anche Ottaviano Augusto decide di abitare sul Palatino (prima abitava in un’area prossima alla regia) e quando diventa princeps, quindi c’era la necessità di creare una abitazione adeguata, tuttavia, muovendosi con cautela, pensò di non costruire un’edificio di grande imponenza (per non turbare la suscettibilità della classe senatoriale) e pensò di non utilizzare le risorse statali (così come gli erano state offerte dal senato) ma somme proprie per l’azione in un’area che non prevedeva la creazione di un complesso nuovo ma più che altro la ristrutturazione di edifici preesistenti (ovvero pensò di comprare una serie di domus precedenti e di accorparle per ristrutturarle, rimanendo di modeste dimensioni).
L’occasione di questo acquisto fu data dal fatto che era presenta, nella zona individuata da Augusto, la domus livie, ovvero la casa di Livia (moglie di Augusto), la domus era ampia ma di modeste dimensioni, per questo viene acquistata anche l’area sottostante (che prenderà il nome di casa di Augusto, con ambienti molto piccoli, chiamati cubicola) mentre ancora sotto fa costruire il tempio di Apollo (a cui era devoto) e legato al tempio una struttura che è un grande peristilio porticato (il “cortile delle nereidi” perché a sostenere il porticato non erano colonne ma cariatidi) sul quale si affacciavano due biblioteche. Tutto il complesso si chiama casa di Livia e di Augusto per indicare i due blocchi principali che sono tra loro separati separati da un giardino con peristilio; la domus di Livia, il giardino e la domus di Augusto sono su tre livelli degradanti.
Non potendo avere degli ambienti vasti Augusto concentra l’attenzione sugli aspetti decorativi della casa, poiché tutti gli ambienti sono decorati con affreschi del secondo stile Pompeiano in quel momento in voga (il primo stile, che si sviluppa tra il II ed il I secolo a.C., quindi alla fine della repubblica, vede una decorazione parietale che ricorda una decorazione a muratura, quindi gli interni sono decorati con finte murature, mentre i pochi elementi che in genere sono dei riquadri, sono circondati da ordini che sono presentati in maniera bidimensionale, senza essere rappresentati per esaltarne l’aggetto, sono dipinti piatti che ravvivano la parete ma non sono di grande effetto; il secondo stile, che si sviluppano dalla fine dell’età repubblicana fino all’età augustea e continuano per il I secolo d.C. si concentrano sulle rappresentazioni floreali e sulla divisione delle pareti a grandi riquadri da cui emergono intelaiature architetture con un tentativo di resa prospettica alla ricerca della tridimensionalità, certamente non è una prospettiva scientifica ma cerca in qualche modo di dare un senso di profondità. (meganensi)
I tre complessi ed in particolare la zona inferiore della casa di Augusto presenta ambienti molto piccoli chiamati cubicola, in conseguenza all’adattamento che consisteva nell’unione delle domus preesistenti (che non fa altro che aprire o chiudere delle porte); le sostanziali modifiche vengono introdotte nella casa di Livia in modo tale che fosse più funzionale e rappresentativa, modificando l’impianto iniziale della domus.
Questo esempio ci permette di parlare di questo tipo edilizio che viene importato da Pompei, il caso ce lo consente la parte di ingresso (quella che da verso l’interno del palatino) è costituita da una serie di cubicola che si affacciano su di un atrio interno (in genere, nella forma canonica, l’ingresso era affiancato da due ambienti adibiti in genere a negozi, che quindi mancano); questo atrio eran quindi coperto sui tre lati da una tettoia la cui pendenza convergeva all’interno (chiamato displuvio) in modo che l’acqua venisse versata in una vasca centrale che si chiamava compluvio, che poi veniva convogliata in apposite cisterne. In origine il muro dei fronte all’ingresso era chiuso (come prevedeva l’impianto canonico, perché la casa finiva li, ed era l’impianto canonico della casa pompeiana), perché nella parte retrostante era presente il tablinio che era usata come sala di ricevimento, questo ambiente era collegato attraverso delle porte che davano all’esterno nell’hortus (se si cltivava) o vilidario (dove venivano coltivati ortaggi, questo avveniva però nelle case più antiche e più povere, in seguito diventa un vero e proprio giardino). Queste erano le parti costitutive della domus (formata da un’atrio con dei cubicola laterali, con destinazioni diverse, e sulla parete opposta era situato il tablinio, cioè la sala di rappresentanza, collegata con la parte retrostante con una zona verde); questa casa apparteneva alla moglie di Augusto, la quale era già sposata con Agrippa, il quale aveva molti anni più di lei e con questo aveva avuto Tiberio (che diventerà imperatore), per ragioni di stato viene organizzato il divorzio, infatti Livia era di alto lignaggio, quindi Ottaviano Augusto ripudia la moglie e Livia divorzia dal marito anziano.
Bisognava intervenire sulla casa per ristrutturarla (per attribuirle un certo prestigio) e questo viene fatto modificando la direzione d’ingresso, quello che era l’orto diventa l’ingresso (a cui si accede da una piccola scaletta) e questo atrio porta ad una serie di cubicola (di una certa ampiezza) che vengono ristrutturati dal punto di vista della conformazione perché i tre ambienti (che prima erano la parte terminale della domus) si aprono attraverso porte direttamente sull’atrio e voltate a botte, tutto l’insieme è completamente affrescato (tablinum).
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