La domus transitoria e la domus Aurea di Nerone

Il successivo intervento riguarda la domus transitoria di Nerone quando diventa imperatore nel 54 e governa fino al 69 d.C., oltre alle sue stranezze ha lasciato una eredità importante alla attività architettonica perché era una persona presa da manie di grandezze e voleva trasformare la città in una sua residenza personale. Nella costruzioni della sua casa Nerone parte dalla situazione che eredita le due dumus precedenti ma la famiglia Giulio-Claudia, prima di estinguersi, eredita da Mecenate (sotto Caligola) molti terreni sul colle Oppio (di fronte al Palatino e che fa parte dell’Esquilino, che era formato da tre piccole colline), che circonda il Colosseo, un’area ricca di ville e di zone verdi. Nerone possedendo tutta questa zona pensa di costruire una casa di grande estensione in modo di collegare i due colli posti l’uno di fronte all’altro, ma separati dalla valle del foro e da una depressione, l’area che diventerà sede del Colosseo e che in origine un lago artificiale (zona lacustre le cui acque venivano dal Celio, una zona non molto raccomandabile); inoltre si propone anche di bonificare quest’area. Concepisce la casa come un’insieme di strutture collegate tra loro da portici (una spezzata dal Palatino che si muove per raggiungere il colle Oppio), caratterizzata dalla presenza di alcune emergenze o infrastrutture che rendevano gradevole l’insieme (giardini, ninfei, residenze), concentrando la parte residenziale nell’area dove sorgerà la domus aurea. 
Si avvia la costruzione ma presto Nerone non è contento e lo vuole molto più grande e per questa ragione promuove l’incendio del 64, che ha lo scopo di distruggere gran parte della città di Roma per ottenere uno spazio libero per ottenere una zona degna; la città subisce danno notevoli, sette delle regioni vengono rase al suolo e tre fortemente danneggiate, ma il suo intento viene ostacolato dalla corte e per questo deve ritornare alla sua idea iniziale, non potendo più ampliare le dimensioni tende a concentrare la sua attenzione alla ricchezze decorative, ancora di più rispetto a prima, non più solo stucchi e marmi ma introduce pietre preziose come oro e lapislazzuli (non a caso viene chiamata domus aurea). Riutilizza antiche strutture della domus transitoria (precedente all’incendio), dopo l’incendio sono le costruzioni della cosiddetta domus aurea, una residenza che riutilizza, amplia e arricchisce ulteriormente, sistema con questa operazione anche la valla del futuro Colosseo perché il lago viene regolarizzato nel suo perimetro (assumendo una forma rettangolare) e dispone tutto intorno una serie di residenze degradanti verso il lago in modo che non si ostacolino nella visione. Il lago veniva alimentato dalle sorgenti del colle Celio e per dare un’immagine ancora più fastosa predispone un grande muro artificiale, costituendo un’immenso ninfeo, facendo in modo che l’acqua scorra lungo la parete superando una altezza di 40 metri, arrivando ai piedi della collina, dove erano presenti una serie di vasche, da dove veniva convogliata verso il lago (l’insieme era reso ancora più maestoso dalla presenza di un grande portico vicino al lago ed in direzione della domus tiberina, dal quale si accedeva ad un pianoro dove era collocato il colosso in bronzo raffigurante Nerone nelle vesti di Apollo, questa statua rimase ferma nel suo posto a lungo in quanto la testa del colosso veniva sostituita con quella di ogni imperatore, solo con la costruzione del tempio di Venere Roma con Traiano, il colosso viene spostato in avanti da 24 elefanti).
Il progetto coinvolge in parte la domus tiberiana, che considera come una cerniera di snodo per la struttura, una parte di quella che diventerà la domus flavia, esistenza infatti in questa posizione un grande padiglione a ninfeo che esiste ancora e si trova nei sotterranei della domus flavia; partendo da questo ninfeo il collegamento del con il colle Oppio avviene attraverso un grande porticato che scende verso il foro, passa sotto il tempio di Venere Roma (dove esisteva un secondo padiglione inglobato delle fondamenta del tempio, con una cupola un po particolare in quanto si appoggiava sugli angoli delle mura delle trombe, che servivano ad aumentare il numero di lati di appoggio formando un’ottagono da un quadrato), si arrivava poi al lago da cui si arrivava alla Domus Aurea dove vennero concentrati gli sforzi principali e dove si trovava il padiglione principale (la domus verrà poi quasi rasa al suolo e sopra si costruiscono le terme di Traiano, ma essendo la struttura insufficiente a sostenere il peso delle strutture superiori, vendono aggiunte due strutture, mentre all’interno si inseriscono una serie di muri paralleli tra essi, tali da aumentare la superficie di appoggio).
 Appare evidente dall’impianto planimetrico una diversità tra la parte occidentale e la parte orientale (costituita da una serie di ambienti regolari che ruotano attorno ad una corte centrale che si accosta alla pietra del colle), si vede che si tratta di un’impianto più antico come si vede dalle murature e dell’impianto planimetrico che rivela un’esigenza di adattamento delle strutture antiche a nuove esigenze e si ricorre sempre all’elemento decorativo per la costruzione di questi interni. Tra gli ambienti che circondano la corte si distingue l’ambiente a lato verso oriente, che riprende una abitudine molto diffusa nel mondo ellenistico, ovvero l’abitudine di sistemare attorno agli atri degli ambienti particolarmente curati dal punto di vista decorativo e della parti che lo formano, nel quale si concentravano le attenzioni dei proprietari tali da rendere più gradevole la fruizione dello spazio (questi ambienti venivano chiamati epus, che era un’ambiente che era destinato al riposo ed al soggiorno, quindi un’ambiente gradevole; si distinguevano in genere per la presenza di fontane e colonne che diventavano peculiari di una determinata area geografica); questo è un’elemento particolare in un palazzo di città.
Se guardiamo la parte orientale l’insieme somiglia alle architetture i cui ambienti sono mossi e variegati poiché sono tutti ambienti voltati o crociera, il percorso è fatto in maniera tale da passare davanti ad un’ambiente molto importante per poi arrivare al padiglione ottagonale. Nel percorso si lambisce una corte poligonale che affonda nel profilo della villa, con un profilo piuttosto insolito ma molto frequente in ambito partenopeo molto tempo prima di Nerone (dove si recava frequentemente e rimase talmente colpito da volere questa soluzione nella sua residenza, anche se era in disuso da quasi quattro secoli; nella zona partenopea l’entrata era in genere caratterizzata da questa forma, come ci riportano le fonti iconografiche e anche da descrizioni dell‘800).
Il padiglione ottagonale in opera cementizia era una specie di giardino pensile e nella parte retrostante si trova una sorgente d’acqua che arrivava al padiglione formano una vasca interna.

Il padiglione lo possiamo considerare come l’inizio di partenza dell’uso costruttivo, ovvero l’idea del principio del trasferimento delle spinte della volta centrale verso l’esterno (canalizzandolo in determinati percorsi), che viene usato sopratutto negli edifici termali, mercati traianei e la basilica di Massenzio. L’originalità dell’opera consiste nelle dimensioni di grande ampiezza, con un padiglione formato da otto lati che in realtà sono individuabili solo attraverso gli angoli perché tra gli angoli sono presenti delle aperture che conducevano ad altri ambienti voltati a botte, i quali avevano come obbiettivo quello di respingere la spinta della volta centrale, nei punti di maggiore spinta venivano scaricate dai muri degli ambienti adiacenti; si ha un po di paura di alzare troppo la cupola centrale e quindi le strutture laterali hanno una altezza quasi uguale alla struttura centrale.
Nella parte retrostante si trova una sorta di piano inclinato che coincide con il tetto, dove c’era la sorgente d’acqua che si radunava nella vasca centrale (le proporzioni rimangono molto schiacciate per non esagerare troppo nell’audacia).
Quello che ha sorpreso molto gli studiosi è che non ci sono porte perché non sono stati trovati cardini e inoltre non ci sono servizi igienici, questa mancanza ha indotto molti studiosi che il padiglione fosse un luogo di incontro dove si potevano tenere delle mostre, un’edificio polifunzionale, questa ipotesi non è certa; ciò che è importante è la grande novità introdotta dal sistema costruttivo dell’edificio e la applicazione ad una scala più grande che diventa principio di ordine di opere successive (con sempre maggiore spregiudicatezza).

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