I paramenti della muratura a sacco


Come abbiamo detto la muratura sacco, che ha il cuore in opus caementicium, può avere diversi paramenti esterni (anche se alcuni sono più antichi di altri possono essere utilizzati in qualunque epoca), chiamati anch’essi opus e seguiti da un aggettivo che va a specificare la forma geometrica dei blocchi oppure in riferimento al materiale utilizzato:
  1.  Opus incertum, già l'aggettivo utilizzato che fa capire che la messa in opera degli elementi non è del tutto regolare o comunque non è riconducibile a una figura geometrica standard, consiste nell'avvicinamento di diversi blocchetti che hanno una superficie piana, un contorno irregolare ed in profondità si affusolano e si restringono (per legarsi meglio all’opus caementicium, che utilizza molta malta); questa tecnica costruttiva al grande sviluppo nel I-II secolo a.C. in particolare nell’età di Silla
  2.  Opus quasi reticulatum, questo tipo di paramento presenta quasi le stesse caratteristiche dell’opus incertum ma con una differenza, ovvero che gli elementi lapidei che compongono il paramento (chiamati cubilia) presentano una superficie piana ma cominciano ad avere dei bordi un po' più regolari, o meglio queste pietre iniziano ad essere tagliati in modo tale di avere sul prospetto una forma quasi quadrato (creando una sorta di reticolo);  utilizzati soprattutto nell’ultimo quarto del II secolo a.C.
  3. Opus reticulatum, questo tipo di paramento non è altro che un'ulteriore evoluzione dei paramenti precedenti che consiste nel dare definitivamente una forma quadrata ai conci di forma troco conica (in genere di pietra tenera come tufo e peperino), creando una sorta di scacchiera inclinata di 45° rispetto al suolo (disposizione che aumenta la stabilità); vennero utilizzati nell'Italia centrale e meridionale dalla fine del I secolo a.C fino al I secolo d.C. (ultimo utilizzo nell’età di Antonio Pio)
  4. Opus vittatum, se i paramenti esterni visti finora erano prevalentemente utilizzati nel Lazio e dell'Italia meridionale, questo tipo di paramento coinvolge soprattutto l’Italia centrale e le Gallie. Il suo nome deriva dallo sostantivo latino vitta, ae che significa fascia o striscia, infatti i conci (chiamati tufelli) che compongono questa muratura sono sviluppati soprattutto in lunghezza (tanto da apparire come delle strisce); venne utilizzata fino al tramonto dell’età romana, soprattutto nell’età imperiale
  5. Opus mixtum, viene definito così in base alla diversa composizione dei materiali utilizzati (pietre e mattoni cotti, che generalmente hanno lo scopo di andare a tutelare le parti nevralgiche della muratura che altrimenti sarebbero indeboliti), si riscontra anche una compresenza di opere diverse; venne utilizzata principalmente a partire dal II secolo a.C.
  6. Opus spicatum, in questo tipo di muratura vengono preventivamente utilizzate pietre di fiume (ovvero pietre che hanno una forma piatta ed allungata), che vengono disposte con un’inclinazione di 45° rispetto all’orizzontali, questa particolare disposizione, associata ad un'alternanza della direzione dell'inclinazione in ogni filare genera un motivo “a spiga”; venne utilizzata prevalentemente in età imperiale
  7. Opus latericium, proprio per la composizione di questa opera, che utilizzava terra cruda (con mattoni crudi cotti al sole), non ci sono rimaste evidenze storiche rilevanti, sappiamo solo che è esistito anche questo ma in quanto deperibile ha lasciato può queste testimonianze
  8. Opus testacium, questo tipo di muratura usa prevalentemente mattoni cotti, questo tipo di materiale permetteva una più sistematica organizzazione del lavoro, infatti questo percorso aveva come obiettivo quello di rendere sempre più standardizzata la produzione edilizia in tutte le fasi della costruzione, infatti questo processo (per rendere più efficiente il lavoro) va di pari passo con l'espansione dell'impero romano (infatti questo tipo di tecnica si sviluppa da Nerone in poi), che determinava un aumento di manovalanza servile, i quali non sapevano niente di edilizia, quindi questa evoluzione delle tecniche bisogna leggerla anche in relazione a una sempre più alta organizzazione del lavoro e al tipo di competenze che gli operai avevano (più standardizzo più semplifico il lavoro all'operaio e quindi una maggiore possibilità di successo). L’opus testacium si realizzava con mattoni cotti al forno di forma quadrata (chiamati tegulae, che potevano anche contenere bolli laterizi), che potevano essere tagliati e rifiniti in cantiere a seconda dell’uso che se voleva fare, infatti ogni elemento è modulato secondo il piede romano (29,6 cm) e a seconda dell’utilizzo che se ne doveva fare i mattoni venivano modulati con il piede romano creando il bessales (se il lato era pari a due terzi di piede), sesquipedales (se il lato era pari ad un piede e mezzo) e bipedales (se il lato era pari a due piedi), alle quali si univano tutte le altre possibilità di taglio.

Nessun commento:

Posta un commento