Il santuario di Giunone Gabina a Gabii


Gabii sorge vicino ad un’antico lago di Castiglione di origine vulcanica, era una cittadina fiorente nell’età repubblicana quando viene costruito il santuario già non era particolarmente fiorente, l’unica cosa che manteneva una certa vitalità era la vicinanza alla via Premestina. Il santuario a differenza degli altri non presenta terrazzamenti accentuati ma si trova comunque su una piattaforma ottenuta modificando l’orografia del terreno; il santuario intorno al 150 a.C. viene intitolato a Giunone ma prima la zona era occupata da un culto oracolare ed animistico, come dimostrano le risultanze archeologiche. 
Consiste nell’insieme di una porticus triplex che va a cingere l’area sacra, al centro di questa area, sull’asse di simmetria, si colloca un tempio periptero sinepostico che si eleva su un basamento che permette un accesso solo frontale ed è presente un giro di colonne avente interasse variabile, le quali formano una peristasi che si conclude nelle ali, dentro troviamo la cella dove vi era la statua della divinità (un tempio tipico del centro Italia); in asse con il tempio, l’altare ed una gradinata semicircolare che permetteva di sedersi nel momento in cui si assisteva ad una rappresentazione scenica di carattere religioso. All’interno dell’area erano presenti una serie di buche, il loro significato si riscontra nel fatto che l’area sacra era una specie di piazza alberata, questi alberi non erano stati inseriti per scopi estetici ma avevano la funzione di riprodurre quello che doveva essere l’originaria configurazione di questo luogo di culto, infatti in origine in questo luogo vi era un bosco sacro (in latino lupus), all’interno del quale è stato individuato un nemus, ovvero una radura sacra nella quale si manifesta la presenza del divino. In particolari tra questi alberi ve ne era uno che era l’albero (collocato subito dietro il tempio, in una posizione anomala rispetto agli altri) verso l quale veniva praticato il culto dell’albero, si tratta quindi di un culto che viene reinterpretato in chiave architettonica. Con tutta probabilità era anche praticato un culto oracolare, testimoniato dalla presenza di una installazione nel podio del tempio nella quale era presente una cavità dove erano conservate i segni utilizzati per dare i responsi oracolari (questa costruzione venne occultata dalle architetture di età tardo repubblicana).
All’interno del porticus triplex (di colonne probabilmente doriche) erano presenti una serie di vani (che fungevano da taberne), davanti alle quali erano presenti delle statue. L’intero complesso si articola su una terrazza, le forme greco ellenistiche danno una nuova veste ad un luogo di culto animistico e oracolare, di molto laziale è la presenza dell’area della gradinata (ricavata della pendenza naturale del sito), la struttura del tempio che viene inserito in un spazio di tipo greco ellenistico (con il suo asse di simmetria). Si tratta in generale di una santuario monumentale rigoroso ma non ancora grandioso come gli altri, infatti le tecniche costruttive basate sul sistema spingente e sull’utilizzo dell’opus caementicium non sono ancora impiegate in maniera eclatante.

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