Domus Flavia

Domus Flavia
Quando Nerone muore nel 69 lascia una eredità abbastanza incerta poiché la situazione politica era precaria e sopratutto la città era uscita da un dissesto enorme come quello dell’incendio del 64, infatti mentre Nerone era riuscito a costruire la sua casa, certamente i problemi della città erano rimasti insoluti, molte case erano rimaste distrutte e regnava ancora un grande intasamento. Gli eredi di Nerone, che sono i Flavi, cercano di condurre una politica atta a risollevare le sorti dello stato e soprattutto promuovono una serie di attività che avevano come scopo quello di far dimenticare l’operato di Nerone, il sistema più semplice era coprire la sua attività svolta a Roma (ma anche nel basso Lazio e nella Campania) anche quella edilizia. Abbiamo già conosciuto i Flavi e abbiamo sottolineato l’importanza del loro intervento nei fori imperiali, sopratutto per il suo significato ideologico ce aveva avuto essendo stato inaugurato per commemorare la vittoria di Tito su Gerusalemme; il loro intervento nell’area del macellum, aveva cercato di sanare un’area costituita da sacche di popolazione che poco volevano state sotto la legislazione romana. Si trattava anche di intervenire in quelle zone che erano state maggiormente oggetto della presenza di Nerone e l’area scelta da questo ultimo imperatore era proprio sul colle Oppio, non a caso in vicinanza della domus Aurea si inizia ad operare per nascondere o ridimensionare la domus. Innanzitutto viene disabitata e i Flavi ritornano all’antica sede sul Palatino ed inoltre cercano anche di nasconderla realizzando in una prima fase le terme di Tito (costruzione proprio giustapposta alla domus, tale da nasconderla); i nuovi imperatori intervengono anche sull’area circostante prosciugando il lago artificiale e predispongono le operazioni per la costruzione dell’anfiteatro Flavio (quindi tutta una serie di operazioni per realizzare una sorta di damnatio memorie, per far dimenticare il periodo neroniano). Nello stesso tempo c’era la preoccupazione da parte dei Flavi di presentarsi come i rifondatori, questo già lo avevano realizzato nei fori dei Flavi (con una soluzione, chiamata Heroa, che ricordava le tombe dei fondatori delle città, realizzati in oriente); l’altro impresa che compirono sempre a questo scopo e quella di pensare di costruire una residenza imperiale nell’area dove erano già sorte in passato le sedi imperiali (legata ad una ideologia che ritenevano sana). Per questa ragione scelgono l’unica area libera sul palatino ed esattamente la parte più alta che si chiamava palatium (il germanus era già stata occupata dalla altre residenze), anche se l’area aveva da sempre assunto una vocazione residenziale e quindi erano presenti alcune domus aristocratiche sparse e circondate da zone verdi. Quando decidono di costruire questa residenza sono costretti a modificare la pianificazione che comportava il recupero di una serie di zone pianeggianti perché la zona era caratterizzata da lievi terrazzamenti che richiesero comunque opere di terrazzamento; queste operazioni comportarono la costruzione di una serie di strutture artificiali per costruire delle grandi piattaforme la nuova residenza. Durante questa operazione vennero sacrificate alcune delle domus preesistenti (alcune furono usate come fondazioni e conservano diversi affreschi del primo e del secondo stile pompeiano, oppure sepolte dalle nuove costruzioni).
I Flavi predispongono l’area per ospitare una struttura di grandi dimensioni, che diventerà il paragone per tutte le altre residenze imperiali, vengono fissate le regole a cui una residenza doveva obbedire per assumere la definizione di residenza imperiale; la sua fama durò a lungo perché diversamente dalle altre residenze la domus mantenne sempre vitalità poiché venne sempre abitata dai successori dei Flavi (ma anche da papi e altra gente importante).
La residenza è costituita da tre settori che si allineano su tre assi paralleli, in un primo settore, chiamiamo domus Flavia, è la parte riservata alla rappresentanza; una parte centrale che di chiama domus augustana, riservata alla vita privata dell’imperatore; mentre il terzo settore è l’ippodromo (questa è la prima volta che una costruzione del genere fa parte di una residenza privata, in genere era un tipo edilizio non legato alle strutture residenziale), proprio questa associazione tra la residenza ed il palazzo che introduce il concetto di palazzo imperiale, quindi perché un palazzo possa essere definito imperiale deve avere (a partire da questo momento) un’ippodromo od un circo (se non ha questo elemento si ci trova di fronte ad una domus e non ad un palazzo imperiale; nel tempo anche un’altro elemento arricchirà il prestigio della residenza imperiale, ovvero il mausoleo del fondatore della residenza, non era comune che nel mondo antico avessero questi requisiti, solo quello a Salonicco ed a Costantinopoli lo possedevano pienamente, gli altri sono edifici che non hanno tutti i requisiti, in genere manca sempre il mausoleo). 
Questa disposizione a settori con assi paralleli ha interessato molti studiosi che hanno cercato di giustificare l’origine o il modello di riferimento, sono stati invocati palazzi orientali ellenistici che sono impostati su questa disposizione razionale ad assi paralleli, desunti da aree Siriane ed Egizziane, è prevalsa l’idea che il referente siano stati schemi compositi desunti dall’area Campana, del resto vediamo come molte case sono impostate in settori su assi parallei, come la domus dei Cervia ad Ercolano.
Vediamo come sono formate le singole parti e le novità introdotte; dal punto di vista topografico il lato nord è rivolto verso il foro (circa 200m gli separa), da cui proviene una strada in salita, solo in prossimità del palazzo il terreno diventa più pianeggiante e l’area è quella in cui termina il vicus palatinus (che collega il palazzo con il foro) dove si trova il Lalario (Arario), ovvero una specie di posto di guardia, dove si trovavano i centurioni che controllano l’ingresso al palazzo; il suo nome deriva dal fatto che sono presenti all’interno dell’ambiente le statue dei Lari (ovvero i protettori della casa), come succedeva nella casa campana. 
Questo elemento è associato ad altre due ambienti molto importanti che formano il fronte verso il Palatino, il primo al centro è quello della cosiddetta aula regia (ovvero l’ambiente dove l’imperatore riceveva e dove si svolgevano cerimonie), un’ambiente largo 30m e riccamente decorato, con due piani di ordini architettonici separate da nicchie (tutto realizzato all’insegna dello sfarzo più straordinario al punto che si parla della corrente artistica del barocco flavio), probabilmente un ambiente coperto da una volta a botte cassettonata, ma non ne siamo sicuri perché i resti non sono tali da poterci accertare questa soluzione, in quanto la sua grandezza è notevole per il momento e per i tempi sarebbe stata un’opera molto ambiziosa (alcuni studiosi ritengono che invece la struttura fosse coperta da un tetto piano, anche se alcuni studiosi hanno mostrato che era possibile prevedere una copertura a botte). 
Il terzo ambiente è la cosiddetta Basilica, luogo dove l’imperatore si riuniva con i dignitari di corte per decidere riguardo allo stato, era un’ambiente rettangolare di dimensioni ridotte, con una nicchia nel lato sud nella quale si sedeva l’imperatore e due file di colonne molto vicine al muro (ricorda il tipo edilizio dell’auditorium utilizzato sopratutto in età repubblicana, con una acustica gradevole per la musica, come l’auditorium di Mecenate); i vantaggi di questa struttura così congegnata vengono assunti. Questo elemento diventerà caratteristico di tutti palazzi imperiali, quindi tutti i palazzi imperiali, a partire da questo momento, avranno al loro interno una basilica o basilichetta (per indicarne le dimensioni ridotte).
Abbiamo detto che l’aula regia era probabilmente voltata a botte; il muro che divideva l’aula regia dall’auditorium era di notevole spessore, cosa che non si può dire dell’altro muro parallelo dell’auditorium, quindi la forte spinta con il tempo rese necessario un’intervento di contraffortamento per impedire il crollo. 
L’importanza di questo settore era consacrato dal fatto che al termine di grandi eventi l’imperatore eccezionalmente si affacciava su una sorta di ballatoio per ricevere le acclamazioni. Il fronte settentrionale si presentava con una sorta di ballatoio che rendeva difficile l’accesso da questo lato, per questa ragione l’ingresso ufficiale avveniva attraverso una padiglione ottagonale che si trovava al centro del lato occidentale (che era l’ingresso ufficiale), al suo impianto fu dedicata molta attenzione, in particolare il padiglione si inserisce in quella scia di linee mosse che abbiamo iniziato a conoscere nelle architetture precedenti e sopratutto costituisce uno dei riferimenti che si muovono sulla scia del padiglione ottagonale di Nerone; anche qui come nel caso precedente ci sono dei problemi di natura statica, per questo viene fiancheggiato da due stanze rettangolari della stessa altezza e molto lunghe con pareti molto mosse realizzate in opus caementicium. Attraverso l’ottagono si accede ad un grande spazio circondato da colonne (si tratta quindi di un peristilio) che usano i marmi più preziosi del mondo antico (che provengono sopratutto dall’asia Minore), questa ricchezza è accresciuta dalla trabeazione anch’essa molto decorata con marmi rari. Questo nucleo centrale diventa il centro della parte settentrionale e comunica con il triclinio ovvero la sala da pranzo, che ha delle dimensioni immense, costituito un una pianta rettangolare con una volta a botte ed una nicchia dove sedeva l’imperatore, attraverso delle finestre aperte sui lati si poteva vedere zampillare delle fontane o ninfei ai lati della sala (si tratta va di due ninfei di cui solo uno si è conservato); anche questa stanza è riccamente decorata con marmi rari e riscaldata (la stanza era infatti formata da un doppio pavimento, creando un’intercapedine nella quale veniva convogliata aria calda prodotta in appositi forni, mediante tubazioni sotterranee; il pavimento superiore era sostenuto da una serie di colonnine che si chiamavano sospensure, questo sistema viene anche utilizzato negli impianti termali). Sotto il pavimento del triclinio, in profondità, si trovava il ninfeo che faceva parte della domus transitoria di Nerone.
La parte centrale è accessibile grazie ad un corridoio di collegamento che permette di arrivare alla domus augustana, formata a sua volta da due settori che si pongono sull’asse parallela agli altri due, ma si collocano su due livelli diversi, separati da circa 20m, entrambi i dislivelli presentano due peristili.
Quindi attraversando il corridoio si arriva al primo cortile peristiliato, che però presenta al centro una specie di isoletta, sulla quale era collocato un piccolo tempio in onore di Minerva; si tratta comunque di un settore, quello settentrionale, abbastanza mal conservato ed è stata operata una ricostruzione come un’area destinata a biblioteca, mentre a sud del cortile si trova una struttura di peso considerevole, attraverso la quale si entra in un nuovo settore che si presenta variamente articolato con ambienti molto diversi in planimetria (quadrati, rettangoli ottagoni, che contribuiscono a dare l’idea di uno spazio dinamico, così come i romani ormai amano sfruttare i loro interni). Superata questa struttura ci si trova al di sopra di una terrazza che si affaccia su un settore più basso circondato da ambienti destinati alla residenza dell’imperatore, interessante notare la presenza di tre ambienti ottagonali che sono nascosti perché si trovano sotto il pavimento della terrazza (per poterli vedere bisogna andare nel cortile sottostante in quanto a nord confinano con il taglio della roccia), illuminate da oculi nella parte alta (cioè da piccole aperture); questi ottagoni sono molto più articolati rispetto a quello esterno e certamente se fossero stati fuori terra avrebbero comportato diversi problemi statici (perché alcuni di questi ottagoni sono sopraelevati ed escono dal supporto murario), il fatto di aversi inseriti sotto terra è che il peso delle volte viene scaricato nel terreno.
Verso sud, attraverso una serie di ambienti, si arrivava ad una specie di corridoio circolare che porta direttamente al Circo Massimo, un circo pubblico.
Infine troviamo il grade ippodromo, formato da un porticato coperto da una volta a botte continua che segue il perimetro (formato da semicolonne attaccate ai pilastri, realizzando una sorta di pilastro composito, con un nucleo di mattoni e rivestiti di marmo), in questo luogo dove si svolgevano gare (non in maniera sistematica) e spesso si celebravano eventi particolari, mentre l’imperatore stava nel pulviner, una struttura collocata al centro del lato lungo sormontato da una grande semicupola (decorata con serie di colonne sovrapposte e nicchie con statue di marmo); si tratta di un’elemento essenziale nella costruzione dell’ippodromo, infatti si trova in tutti i circi di Roma. 
La semicupola creava notevoli problemi dal punto di vista statico, che vennero risolti creando una doppia calotta collegate da archi trasversi in maniera tale da portare le spinte verso l’esterno e creando una struttura leggera che permetteva di ridimensionare il piedritto su cui si impostava la cupola (seguendo un principio che verrà poi ripreso nel Phanteon).
L’estremità nord e sud dell’ippodromo si trova un’elemento che ha le estremità arrotondate, questo elemento divisorio era la spina, che divideva l’arena in due parti e regolava i percorsi dei carri, altro elemento che costituiva l’ippodromo erano le carceres, dove venivano conservati i carri per le corse. L’arena venne in seguito divisa in parti durante i periodi più difficili dell’impero.
Venne anche costruito un’acquedotto solo per l'approvvigionamento dei palazzi imperiali, costituisce in realtà la diramazione di un’acquedotto già esistente, ovvero quello Appio-Claudio, costruito in età repubblicana (fino al IV secolo a.C. l'approvvigionamento idrico era un vero problema perché nelle vicinanze non vi erano fonti ricche, fino ad allora ci si serviva di fonti interne, l’acquedotto Appio-Claudio percorreva 70 km e portò una grande quantità, il trasporto venne realizzato con una canaletta coperta su tutta una serie di arcate e si sfruttava la pendenza del terreno; subito dopo questo vennero creati altri acquedotti e sistemati in maniera da fornire l’acqua alle varie parti della città, l’Appio Claudio è importante perché riforniva anche le terme di Caracalla e la sua costruzione fu resa possibile grazie alla quantità d’acqua trasportata).
Il palazzo viene completato più tardi in età severiana con una sorta di prolungamento in parte destinato a terma ed in parte a terrazzo per avvicinare maggiormente la visuale verso la zona dove iniziava la via Appia. In questa zona si trovava anche un settizonio, una struttura che non aveva alcun uso pratico ma solamente decorativo, che si impostava su livelli e presentava una serie di nicchie nelle quali erano posizionati degli orologi che provenivano dall’oriente.

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